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  • Davide Perego | Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche

Lo sport come strumento nella gestione del conflitto

L’ambito sportivo detiene un significativo ruolo educativo e pedagogico in quanto è in grado di trasmettere modelli di vita e pratiche comportamentali utili ai giovani nella costruzione della propria identità.


Soprattutto per i bambini e i preadolescenti, lo sport è un momento di formazione non solo motoria, ma anche relazionale (nel rapporto tra pari e con gli adulti di riferimento) oltre che psicologica e affettiva/emozionale.


Daniel Tarschys, ex segretario generale del Consiglio d’Europa, ha dichiarato nel 1995 che:

“…decine di migliaia di appassionati trovano, nei centri sportivi dove praticano calcio, canottaggio, atletica o arrampicata, un luogo di incontro e di scambio, ma soprattutto un contesto in cui allenarsi alla vita comunitaria. In questo microcosmo, le persone imparano ad assumersi la responsabilità, a seguire le regole, ad accettarsi a vicenda, a cercare consenso, a praticare la democrazia. Da questo punto di vista, lo sport è per eccellenza la scuola ideale per la democrazia”.


L’esperienza sportiva rappresenta, insieme agli istituti scolastici, la più importante agenzia di socializzazione secondaria che dovrebbe sempre avere tra i suoi obiettivi, quello di essere o di divenire, un contesto ideale per mettere a punto un’adeguata strategia incentrata sulla promozione di una cultura del rispetto dell’avversario stimolando la pacifica convivenza.


È quindi importante che gli adulti di riferimento, quali allenatori e assistenti, comprendano il ruolo educativo che riveste la loro posizione, veicolando sempre atteggiamenti e comportamenti non conflittuali così da riuscire a prevenire, o se già esistente a combattere, la violenza all’interno delle realtà sportive.

Enrico Clementi, preparatore atletico, riesce al meglio a riassumere questo concetto dicendo: “Nella relazione d’aiuto educativa il coach […] è a fianco dell’atleta, cioè né dietro “a spingere”, né davanti “a trainare” o condurre. La relazione d’aiuto educativa prevede cioè la capacità di sapere sostare in quelle aree di “confusione” e disagio, che necessariamente preludono alla crescita e al cambiamento”.


Dalle ricerche condotte da Hall (2011), Moreau et al. (2014) e Spaaij (2014), è emerso che: “i giovani che partecipano a programmi sportivi provano forti sentimenti di responsabilità inter e intra gruppo, impegno e cameratismo, una maggiore fiducia interpersonale, la libertà di sfidare abitudini e confini sociali, nonché un rinnovato senso di appartenenza. Ciò è dovuto al fatto che questi ragazzi incorporano e vivono con emotività delle esperienze associate all’essere attivamente coinvolti in una competizione sportiva e parte di una squadra.”


Questo implica che, principalmente adolescenti maschi che praticano sport di squadra, riferiscono negli studi sopracitati sensazioni positive nel mettere in atto la cooperazione nel proprio gruppo di appartenenza e aspirano a sentirsi rispettati dai propri compagni e dai coach, sentimento che favorisce la fiducia verso gli altri e in sé stessi oltre ad aumentare il senso di selfcontrol, caratteristiche fondamentali per prevenire fenomeni violenti.


Per questo gattostizzito ha chiesto a tutte le associazioni sportive del territorio e alle Federazioni nazionali sportive (ottenendo il patrocinio della Federazione di Badminton e l’encomio da parte del Presidente FISE Federazione Italiana Sport Equestri) di “fare la propria parte” per combattere il fenomeno della violenza, a fianco del nostro testimonial “supereroe”: il nostro gatto stizzito nero, con un’unica nota gialla di colore in un occhio.


Per questo vi chiediamo di unirvi a noi e a lui… Nello sport e nella vita.

Con l’obiettivo comune di dimostrare che un mondo senza violenza non solo è migliore, ma è anche possibile.


Davide Perego

Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche

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