LETTERE TRA EINSTEIN E FREUD IN CUI SI DOMANDANO: "PERCHÉ LA GUERRA?"
- Davide Perego | Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche
- 8 apr
- Tempo di lettura: 3 min
“Caro signor Freud,
La proposta, fattami dalla Società delle Nazioni e dal suo “Istituto internazionale di cooperazione intellettuale” di Parigi, di invitare una persona di mio gradimento a un franco scambio d’opinioni su un problema qualsiasi da me scelto, mi offre la gradita occasione di dialogare con Lei circa una domanda che appare, nella presente condizione del mondo, la più urgente fra tutte quelle che si pongono alla civiltà. La domanda è: C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra? È ormai risaputo che, col progredire della scienza moderna, rispondere a questa domanda è divenuto una questione di vita o di morte per la civiltà da noi conosciuta, eppure, nonostante tutta la buona volontà, nessun tentativo di soluzione è purtroppo approdato a qualcosa.”
Così inizia la lettera datata 30 luglio 1932 che Albert Einstein scrive a Sigmund Freud alla ricerca di un confronto, vista la stima che il fisico nutriva nei confronti del padre della psicanalisi, in merito a un tema che come lui stesso ammette è il più urgente da trattare, rendendo estremamente contemporaneo questo carteggio.
Einstein prosegue delineando con chiarezza la propria posizione in merito: “La sete di potere della classe dominante è in ogni Stato contraria a qualsiasi limitazione della sovranità nazionale. Questo smodato desiderio di potere politico si accorda con le mire di chi cerca solo vantaggi mercenari, economici. Penso soprattutto al piccolo ma deciso gruppo di coloro che, attivi in ogni Stato e incuranti di ogni considerazione e restrizione sociale, vedono nella guerra, cioè nella fabbricazione e vendita di armi, soltanto un’occasione per promuovere i loro interessi personali e ampliare la loro personale autorità.”
In conclusione dello scambio epistolare, Einstein chiede a Freud se sia o meno possibile dirigere l’evoluzione psichica degli uomini in modo tale che diventino capaci di resistere alla “psicosi dell’odio e della distruzione”; ponendo una domanda filosofica a cui penso sia complesso rispondere a prescindere dell’era storica a cui faccia riferimento.
Freud invia al premio Nobel una lunghissima e articolata lettera, che tocca svariati argomenti tra cui le teorie pulsionali da lui ideate e modificate negli anni precedenti, ammettendo da subito l’importanza della Società in contrasto alla violenza, come si evince in questo passaggio: “Sappiamo che questo regime è stato mutato nel corso dell’evoluzione, che una strada condusse dalla violenza al diritto, ma quale? Una sola a mio parere: quella che passava per l’accertamento che lo strapotere di uno solo poteva essere bilanciato dall’unione dei più deboli. L’union fait la force. La violenza viene spezzata dall’unione di molti, la potenza di coloro che si sono uniti rappresenta ora il diritto in opposizione alla violenza del singolo. Vediamo così che il diritto è la potenza di una comunità.”
gattostizzito crede fermamente in questo concetto, che vede la Società protagonista nel decidere se far proseguire o fermare azioni violente, piccole guerre che tutti i giorni si compiono davanti agli occhi di ognuno di noi, che spesso vengono accolte dall’indifferenza.
Freud conclude la sua lettera introducendo il tema della speranza per il futuro, usando le seguenti parole: “Quanto dovremo aspettare perché anche gli altri diventino pacifisti? Non si può dirlo, ma forse non è una speranza utopistica che l’influsso di due fattori - un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - ponga fine alle guerre in un prossimo avvenire. Per quali vie dirette o traverse non possiamo indovinarlo. Nel frattempo possiamo dirci: tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra.”
Rendiamoci testimoni, basando il nostro pensiero comune sul concetto ottimamente espresso dal padre della psicanalisi già negli anni 30, che l’evoluzione civile si contrappone al concetto di guerra, a prescindere da quale essa sia e in quale epoca essa avvenga.
Davide Perego
Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche
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