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  • Davide Perego | Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche

Il Bullismo e i suoi tre protagonisti

Bullismo s. m. [der. di bullo]. – Comportamento da bullo; spavalderia arrogante e sfrontata. In partic., atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate spec. in ambienti scolastici o giovanili.


Il bullismo in realtà non è solo un sostantivo, ma corrisponde a un fenomeno multiforme, espressione di un malessere sociale che sempre si traduce in comportamenti aggressivi di tipo abusivo/oppressivo che si scatenano soprattutto in ambito giovanile. Il bullismo può essere classificato come una specifica categoria di comportamenti aggressivi e nonostante non tutte le definizioni collimino tra loro, ciò che lo caratterizza è la presenza costante di tre variabili fondamentali: lo squilibrio di potere, l’intenzionalità, la ripetizione.

a) Squilibrio di potere: è l’asimmetria di forza fisica e/o psicologica osservabile tra i protagonisti, con un bullo che agisce e una vittima che non ha sufficiente forza per difendersi

b) Intenzionalità: l’azione compiuta dal bullo viene esercitata con l’unica finalità di denigrare e arrecare sofferenze alla vittima

c) Ripetizione: gli atti vengono compiuti con perseveranza e continuità nel tempo e non dettati da una motivazione specifica

Per le ragioni sopra esposte è impossibile confondere una litigata tra ragazzi con il fenomeno del bullismo, in quanto le caratteristiche che lo compongono lo rendono un atto intimidatorio e persecutorio che in Italia coinvolge, secondo i dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children - HBSC Italia 2022, il 18,9% dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze della fascia d’età 11-12 anni, il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine della fascia 13-14 anni e il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze adolescenti.


Continuando a prestare attenzione alle caratteristiche che delineano il fenomeno del bullismo, ci rendiamo conto di quanto stress questo provochi alle sue vittime, arrivando a creare danni temporanei o permanenti che vanno oltre ai danni fisici, in caso di bullismo fisico, provocati nell’immediato.

Secondo uno studio americano pubblicato su “Pediatrics” e portato in Italia dalla Fondazione Veronesi, condotto su oltre 4000 adolescenti, è comprovata la presenza nelle vittime di uno spiccato aumento dei sintomi depressivi e una riduzione dell’autostima oltre a modificazioni nel temperamento del fanciullo, riduzione del sonno, cambiamenti di peso e appetito e peggioramento nel rendimento scolastico.


La figura del bullo è l’antagonista nella relazione asimmetrica, che spesso esternamente si mostra sicura di sé, ma nel profondo vive sentimenti di inadeguatezza, mostrando tratti comportamentali di fragilità e sofferenza. Compiono atti di violenza fisica, psicologica e verbale per detenere o conquistare quello che si immaginano essere l’agognato “potere sociale” oppure per affrontare sentimenti di paura, sconforto e frustrazione o ancora per assecondare la pressione dei pari.

Non di rado i bulli, a loro volta, sono state vittime di azioni violente, decidendo invece di empatizzare con il proprio ruolo di vittima, di negarlo assumendo un’identità differente.


È fondamentale quanto pubblicato nel 2013 dall'Association for Psychological Science, in cui si evince che tanto i bulli quanto le loro vittime abbiano maggiori probabilità di soffrire durante l’età adulta, manifestando maggiore probabilità di riscontrare sintomi depressivi e difficoltà scolastiche e lavorative.

“Il bullismo va combattuto con l'educazione di base e non con l'indifferenza.”

Queste sono parole della scrittrice Silvia Zoncheddu, che devono fungere da monito a tutti noi che siamo il terzo protagonista nel bullismo, cioè gli spettatori.

Il progetto gattostizzito, che si prefigge di promuovere la nonviolenza come pratica comune nella risoluzione dei conflitti, è nato anche per dare la consapevolezza che ognuno di noi ha il potere di modificare il nostro contesto, migliorandolo con la piena convinzione che no, il bullismo non è solo un sostantivo.


Davide Perego

Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche






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