L'assemblea generale delle nazioni unite ha proclamato il 6 aprile la “giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace”, al fine di: "invitare gli Stati, il sistema delle Nazioni Unite e in particolare l'Ufficio delle Nazioni Unite per lo sviluppo e la pace, le organizzazioni internazionali competenti e le organizzazioni sportive internazionali, regionali e nazionali, la società civile, comprese le organizzazioni non governative e il settore privato e tutti gli altri soggetti interessati a cooperare, osservare e sensibilizzare alla Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace.”
La data del 6 aprile non fu scelta a caso, in quanto ricorre la nascita dei primi Giochi olimpici dell'era moderna (o Giochi della I Olimpiade), nel 1896.
Lo sport, come dimostrano decine di studi a supporto, incide sullo sviluppo sociale, fisico e psicologico dei giovanissimi.
Socialmente è uno strumento dal potenziale enorme, in quanto permette di instaurare relazioni con i propri pari e con gli adulti di riferimento, in un contesto di gioco (quindi differente dal contesto normativo scolastico e dal contesto familiare).
Il contesto di “gioco”, permette di apprendere valori fondamentali per la crescita dell’individuo, come il rispetto delle regole e degli avversari grazie alla guida degli adulti di riferimento (quali coach e allenatori) il cui compito, oltre a formare fisicamente i giovani al fine di raggiungere l’obiettivo sul campo, è quello di insegnare la lealtà verso i compagni e la squadra; oltre a lavorare per ottenere l’impegno e la dedizione nell’attività (ovviamente in base alle proprie capacità) al fine di migliorare sé stessi e portare il proprio contributo alla “squadra”.
Secondo una ricerca ISTAT dal titolo “la pratica sportiva”: “Tra i bambini e i ragazzi è più frequente fare sport in ambienti e contesti strutturati, anche se le discipline praticate variano anche in base all'età e al genere. Tra i più piccoli (3-10 anni) il nuoto è uno dei più praticati: il primo tra le bambine (48,7% di chi fa sport) e il secondo tra i bambini (39,4%), a poca distanza dal calcio (43,7%). Nell'infanzia gli sport acquatici sono molto più diffusi rispetto all’età adulta.
La ricerca ci permette di indagare le abitudini sportive anche nella fascia adolescenziale della popolazione italiana: “Tra gli adolescenti maschi (11-19 anni) si conferma la prevalenza del calcio (58,4%), del nuoto (18,9%, in calo rispetto al 39,4% rilevato a 3-10 anni), seguiti da pallacanestro, ginnastica e arti marziali (tutti attorno al 10% circa).
Tra le adolescenti i più citati sono danza (28%), ginnastica (25,1%), nuoto (al terzo posto con il 23,2% dei praticanti, in calo rispetto al 48,7% della fascia 3-10 anni) e atletica leggera, footing e jogging (10,7%).”
L’ONU dichiara la motivazione, per cui dal 2014 (dopo che nel 2013 venne istituita) è importante “festeggiare” insieme questa giornata speciale, che è quella di: “diffondere il valore educativo dello Sport per la società civile: unire le persone e promuovere una cultura di pace, favorendo l’integrazione sociale e lo sviluppo economico in contesti geografici, culturali e politici diversi, comunicando ideali e valori fondamentali come fraternità, solidarietà, non-violenza, tolleranza e giustizia.”
È rapido trovare il trait-d’union con gattostizzito che si schiera dalla parte di ogni istituzione che come lui si impegna a promuovere tra i più giovani, e non solo, una cultura basata sulla nonviolenza.
Insegnando che dobbiamo tendere la mano per far rialzare i nostri compagni di squadra, come i nostri avversari, quando inciampano.
Perché praticare la solidarietà è sempre la scelta giusta.
Davide Perego
Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche
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